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di s. benedetto 167

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La regola di San Benedetto.djvu{{padleft:174|3|0]]grami, illumina e visita l’anima mia in questa distretta. Io son morto; ma tu risuscitami, perchè sono tua fattura ed opera delle tue mani. O signore, non mi discacciare da te; perchè io sono il tuo servo, benchè malvagio e indegno e peccatore: però qual che io sia, o buono o malvaggio, son sempre tuo. A chi correrò io per ajuto, se non a te? Se tu mi ributti, chi più vorrà accogliermi? Se tu rivolgi da me la feccia, chi altro mi guarderà? Ricevi dunque benignamente quest’indegno che ricorre a te, se ben sia così vile e sudicio di peccato. Perocchè s’egli è vile e sudicio, tu lo puoi mondare; se cieco, tu gli puoi restituire la vista; se infermo, tu puoi sanarlo; se morto e sepellito, tu puoi risuscitarlo: conciosiachè la tua misericordia è maggiore della mia iniquità; la tua pietà è maggiore delle mie scelleratezze; e tu puoi rimettere più che io non ho commesso di colpe, e perdonare più peccati che io non mi sono vergognato di

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