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DI S. BENEDETTO 35

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La regola di San Benedetto.djvu{{padleft:42|3|0]]nunziate al nostro Creatore dagli Angeli per noi deputati; conviene dunque guardarsi ognora, o Fratelli (come dice il Profeta nel Salmo), affinchè talvolta Iddio non ci vegga inchinati al male e fatti inutili; e perdonandoci in questo tempo (perchè egli è pietoso, ed attende che ci rivolgiamo al meglio), non ci dica nell’avvenire: Tu operasti così, ed io mi tacqui. —

Il secondo grado di umiltà è, se alcuno, non amando la propria volontà, non prende piacere di sodisfare ai suoi desiderii, ma si conforma nel fatto a quella voce del Signore che dice: Io non venni a fare la mia, ma la volontà di colui che mi mandò. — Similmente dice la Scrittura: La voluttà reca la pena, e la necessità partorisce la corona. —

Il terzo grado di umiltà è, che uno si sottometta con ogni obbedienza al Superiore per amore di Dio, imitando il Salvatore, di cui dice l’Apostolo:

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