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DI S. BENEDETTO | 39 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La regola di San Benedetto.djvu{{padleft:46|3|0]]mente: Buon per me, che mi hai umiliato; affinchè io apprenda i tuoi comadamenti. —
L’ottavo grado di umiltà è, che il monaco nulla faccia, se non quello che consiglia la comune regola del Monastero e l’esempio dei maggiori.
Il nono grado di umiltà è, che il monaco vieti alla sua lingua il parlare; e serbando il silenzio, non parli se non interrogato, per non incorrere in quello che avverte la Scrittura: Che nel molto parlare non si sfugge il peccato; e che l’uomo chiacchierone cammina senza direzione sulla terra. —
Il decimo grado di umiltà è, che il monaco non sia facile e pronto al riso, poiché sta scritto: Lo stolto nel ridere leva in alto la sua voce. —
L’undecimo grado di umiltà è, che il monaco parli soave e severo, umile e grave, poco e con ragione, né sia giammai sfacciato nel tuono della voce; mentre è scritto: Il savio si distingue alle poche parole. —