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965 Meglio assai di tal genere, che troppo
Rät ien, più che del lepido, del falso,
Reputa l’altro, che favella agli occhi,
E ch’uno è pur de’ nobili piaceri
Delle colte assemblee, massime quando
970Le scevre di sollazzo cittadino
Non brevi sere del novembre acquoso
Passino alla campagna. Esso vicina
Cogli adagi o proverbi, o sia parole,
Cui la maestra esperienza approva,
975Non già da labbro pedantesco usciti,
Ma dalla gaia pantomimic’arte,
Perchè tu debba indovinarli, pôrti
Al sagace tuo sguardo: e una gioconda
Villa tra i monti, che il mio fiume bagna,
980Alta Donna mirò, che la cortese
Del Moliere Italico fingea,
E prudente del par Mirandolina,
Benissimo acconciar di stanza e mensa
Color, che primi nella sua locanda
985Fingeansi capitati, ed il sezzaio
Disservito di tavola e di letto;
E tutta udì la risguardante folla
Sclamar: chi tardi arriva male alloggia:
E mirò sollazzevol drappelletto
990Di teneri garzoni ed ingegnosi
Imitar Barbariccia e Farfarello
Con le corna di carta e con le code,
E Cagnazzo, e Alichino, e Rabicante;
E ciascun di que’ démoni fanciulli,
995Iterando di piè colpi e di mano,
Dal seggio, che sedente ognor mutava,
Ora trarre a vicenda, or venir tratto,
Un diavol caccia l’altro i circostanti
Tra gli applausi gridando e fra i cachinni.
1000E tu del pari d’ogni tronco membro,
Che un immagin consente, e dell’intero

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