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Alquanto nel sermon s’era di Marco,
Persuasa ch’ei pur di lei perduto
Correr vorrebbe la funesta lancia.
1335Quanto il secondo tuo, la sposa intendo
Dell’avuncol Maffio, s’ella presente
Qui fosse, e, più, la tua diletta madre,
Palpitar non dovrebbe in tale istante
Per te, che nella fossa un piede tieni!
1340Dell’intero sin qui sonan portenti,
Ma tu te ne dilunghi, e veramente
Meco giunto, infelice! a questa gara,
Che nol vuoi riveder ci manifesti.
Alquanto riposò la china fronte
1345Polo sovra la manca, indi rispose:
Real Donzella, come vaga e cruda,
Di fermo, gentil sei, ma ne’ presagi
Veridica del par non ti conosco.
Con un piè nella fossa ancor non sono;
1350Ben potresti esser tu nelle mie braccia:
Nè smarrirti di ciò, nè il corso usato,
Per dispetto, o cordoglio, affretti, o allenti,
La rossa onda ne’ ceruli canali,
Il sangue voglio dir del tuo primiero,
1355Che certo il tuo primier sono le vene.
Se il mio secondo, la diletta zia,
E l’ancor più diletta genitrice,
Per lo biondo mio capo a un’asta infisso,
Non bagnerà di lagrime la guancia,
1360Non per questo vorrò che mai nipote
L’una possa chiamarti, e nuora l’altra.
Al tuo tutto, del mare alla Reina,
A Venezia, che a me, gentil Donzella,
Caramente tu memori ed esalti,
1365Temi in van ch’io ti adduca, e ch’io sostegna
Del tuo Tabur dall’adorata tomba
Strapparti: si disserri il suggellato
Scritto, ch’io diedi, e leggasi: « Prometto

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