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XXXII.

Li trattaveno come regazzini!
  Pijaveno du’ pezzi de specchietti,
  ’Na manciata de puje... du’ pezzetti
  De vetro... un astuccetto de cerini!...

Je diceveno: — Eh?, quanto so’ carini!
  «Voler controcambiare vostri oggetti? ―
  E tutti quanti queli poveretti,
  Je daveno le spille e l’orecchini.

Figurete!, ce fecero la mózza![1]
  E lì le ceste d’oro, accusì arte,
  Le portaveno via co’ la barozza.

Ehi, me fai ride’!.. Come je le daveno?
  Quanno me dichi che da quele parte
  Lì li quatrini nu’ li carcolaveno.


  1. Mózza: vendemmia.

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