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XXXVIII.

Ma perchè? Perchè lì nun c’è impostura,
  Che lì quanno er servaggio è innamorato,
  Che lui decide de cambià’ de stato
  Lo cambia co’ la legge de natura.

Invece quì... le carte, la scrittura,
  Er municipio, er sindico, er curato...
  Er matrimonio l’hanno congegnato,
  Che quanno lo vôi fa’, mette pavura.

E dove lassi poi l’antri pasticci
  Der notaro? La dote... er patrimonio...
  Si invece nun ce fossero ’st’impicci,

Che te credi, che ce se penserebbe?
  Si ar monno nun ce fosse er matrimonio,
  Ma sai si quanta gente sposerebbe!



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