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SETTIMO 119

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XXXV.


Vi s’abbattè il Dottor da Palestrina,
  E fu storpiato anch’ei per mala sorte:
  E fu d’un colpo d’una chiaverina
  284Tratto un occhio di testa a Braccioforte,
  A Braccioforte a cui quella mattina
  Cinta la propria spada avea la Morte,
  E ’l fiero Pluto per altrui spavento
  288Messa gli avea l’orrida barba al mento.

XXXVI.


Ma intanto che la palma ancor sospesa
  Pende, e l’un campo e l’altro è omai disfatto,
  Due politici fanno in ciel contesa,
  292E vengono all’ingiurie al primo tratto.
  Mercurio pe’ Petroni alla difesa;
  Favorisce i Potteschi Alcide matto.
  Giove sta in mezzo, e con real decoro
  296Raffrena l’ire e le discordie loro.

XXXVII.


Ne’ gangheri del ciel ferma ogni stella,
  Cessa di variar gl’influssi e l’ore;
  Cade nel mar tranquillo ogni procella;
  300Rischiara l’aria insolito splendore.
  Dall’alto seggio allor così favella
  Della sesta lanterna il gran Motore:7
  Non affrettate, o Dei, degli odi il tempo;
  304Ch’ancor verrà per voi troppo per tempo.

XXXVIII.


Vedete là dove d’alpestri monti
  Risonar fanno il cavernoso dorso
  La Turrita8 col Serchio, e fra due ponti
  308Vanno ambo in fretta a mescolare il corso:
  Due popoli fra questi arditi e pronti
  In fiera pugna si daran di morso,9
  E si faran co’ denti e colle mani
  312Conoscer che son veri Graffignani.

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