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SETTIMO 123

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LI.


E ricoprirlo sì, ch’in arrivando
  Cadessero i nemici in giù a fracasso.
  Guarnier Canuti allor rispose: E quando
  412Sarà finita l’opra, e chiuso il passo?
  Non è meglio, che star quivi indugiando,
  Condur lo stabbio16 ch’abbiam pronto abbasso,
  Ch’ingombra la metà della cittade,
  416E con esso serrar tutte le strade?

LII.


Ugo Machella a quel parlar sorrise,
  E disse, rivoltato a que’ prudenti:
  Se chiudiamo le strade in queste guise,
  420Dov’entreranno poi le nostre genti?
  Prendiamo l’armi. Il ciel sovente arrise
  Alle più audaci e risolute menti.
  Qui s’alzar tutti, e gridar senza tema:
  424A la fè, che l’è vera: andema, andema.

LIII.17


Ma i bottegai correndo in fretta ai passi
  Che feano la città poco sicura,
  Con travi e pali e terra e sterpi e sassi
  428Tosto alzaron trinciere, argini e mura;
  Sbarrar le strade, e gli affumati chiassi,
  E i portici d’antica architettura,
  E dinanzi alle sbarre in quelle strette
  432Cominciaro a votar le canalette:18
 

LIV.


Quando armato apparir fu vista intanto
  Renoppia al suon della novella fiera,
  E correre alla porta, e seco accanto
  436Condurre il fior della virginea schiera.
  Diede agli uomini ardir, riprese il pianto
  Del sesso femminil con faccia altera;
  E rimirando giù per la via dritta,
  440Non vide alcun fuggir dalla sconfitta.

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