< Pagina:La secchia rapita.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
130 CANTO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La secchia rapita.djvu{{padleft:143|3|0]]


III.


E poichè dalle spie certificati
  Del vario fin della battaglia foro;
  In dubbio se dovean per gli steccati
  28Ripassar de’ nemici al campo loro,
  O guazzando in disparte i lor soldati
  Ricondur cheti a ripigliar ristoro;
  A guazzo alfin passar fanti e somieri,
  32E al ponte si drizzar co’ cavalieri.

IV.


E dato avviso al Potta in diligenza,
  Perchè le sbarre a tempo e loco alzasse;
  Delle spoglie de’ vinti, in apparenza
  36Di Ferraresi, armar la prima classe.
  E acciocchè l’arte lor maggior credenza
  Tra gl’inimici all’arrivar trovasse,
  Quando lor parve esser vicini assai:
  40Viva Frarra, gridar: guardai, guardai.
 

V.


Gli abiti ferraresi e le favelle
  Nel fosco della notte e ’n quel tumulto
  Ingannaron cosí le sentinelle,
  44Che fu il pensier de’ valorosi occulto.
  Giunti nel campo, alzar fino alle stelle
  I gridi e gli urli; e con feroce insulto
  Trasser le spade, e apersero il cammino
  48Dove più il ponte a lor parea vicino.

VI.


Eran confusi ancor gli alloggiamenti,
  Gli animi incerti, e i corpi affaticati:
  Quando dal suon de’ minacciosi accenti
  52D’improvviso terror fur saettati.
  Come scossi dal ciel folgori ardenti
  Venian, di sangue e di sudor bagnati.
  Manfredi e ’l buon Voluce alla frontiera,
  56E in ultimo Roldan chiudea la schiera.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.