< Pagina:La secchia rapita.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
154 CANTO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La secchia rapita.djvu{{padleft:167|3|0]]


XIX.


Vago di contemplar vista sì bella,
  Stava l’un campo e l’altro in ripa al fiume,
  E le due Podestà sotto l’ombrella
  156Miravano la giostra al chiaro lume.
  Videro Galeotto uscir di sella,
  E vider l’altro con gentil costume
  Stendere al fren la generosa mano,
  160E tenergli il destrier che gía lontano.

XX.


Galeotto confuso e vergognoso,
  Lo scudo al vincitor partendo cesse,
  Nel cui lembo dorato e luminoso
  164Subito il nome suo scritto si lesse.
  Intanto un cavalier tutto pomposo
  D’azzurro e d’oro, una gran lancia eresse,
  E un leardo corsier di chioma nera
  168Spronò contra il Campion della riviera.

XXI.


Ruppe la lancia al sommo dello scudo,
  E fe’ i tronchi ronzar per l’aria scura:
  Ma fu colto da lui d’un colpo crudo
  172Che lo stese tra i fiori e la verdura.
  Cadde appena, che trasse il ferro ignudo,
  E volle vendicar sua ria ventura:
  Ma l’altro si ritrasse; ed ecco un vento,
  176E fu ogni lume intorno a un soffio spento,

XXII.


E tremò l’isoletta, e fiamma viva
  Vomitando, e tonando a un tempo fuore;
  Quindi un gigante orribile n’usciva,
  180Ch’alla terra ed al ciel mettea terrore.
  Questi al guerrier che contra lui veniva,
  S’avventò dispettoso, e con furore
  Lo ghermì come un pollo, e a spento lume
  184Lui col cavallo arrandellò nel fiume:

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.