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164 CANTO

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LIX.


E ’l giovine Averardo il qual non s’era
  Fin allor visto appresentarsi in mostra,
  Fu il primo a comparir sulla riviera,
  476E ’l primo a uscir di sella in quella giostra.
  Diede lo scudo, e alzossi la visiera,
  E si fermò nella fiorita chiostra
  A ragionar co’ paggi, e a fare inchiesta
  480Del nome del guerriero, e di sua gesta.

LX.


Da molti lumi intanto accompagnata,
  Dell’isola era uscita una donzella
  In abito stranier candido ornata,
  484E di maniere accorte, e ’n viso bella:
  E venne ove Renoppia era attendata,
  Con due scudieri, e con due paggi in sella;
  E gli acquistati scudi appresentolle;
  488E in nome del guerrier poscia narrolle,

LXI.


Che la fama l’avea del suo valore
  Quel dì ch’armata in sulla riva corse,
  E l’esercito ostil già vincitore
  492Sostenne, e mise la vittoria in forse,
  Quivi condotto a far sol per suo amore
  La bella giostra, e in avventura a porse:
  Onde chiedea che non s’avesse a sdegno
  496Che gli scaldasse il cor foco sì degno.

LXII.


Vergognosa Renoppia e sdegnosetta:
  Ruffianella mia, disse, all’aria, ai venti
  Meco il vostro guerrier l’arti sue getta;
  500Ch’io non fui vaga mai d’incantamenti.
  Ma voi che siete bella e giovinetta,
  E che con lui vi state a lumi spenti,
  Perchè lasciate voi che i premi vostri
  504V’escan di mano, e che per altra giostri?

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