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DECIMO | 175 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La secchia rapita.djvu{{padleft:188|3|0]]
XIX.
Vien Sirocco veloce: onde s’accende
Una fiera battaglia in mezzo all’onde:
Si turba il ciel, si turba l’aria, e stende
156Densa tela di nubi, e ’l sol nasconde.
Fremono i venti e ’l mar con voci orrende;
Risonano percosse ambe le sponde,
E par che muova a’ suoi Fratelli guerra
160L’ondoso Scotitor dell’ampia terra.
XX.
Si spezzano le nubi, e foco n’esce,
Che scorre i campi del celeste regno.
Il foco e l’aria e l’acqua e ’l ciel si mesce:
164Non han più gli elementi ordine o segno.
S’odono orrendi tuoni: ognor più cresce
De’ fieri venti il furibondo sdegno.
Increspa e inlividisce il mar la faccia,
168E l’alza contra il ciel che lo minaccia.
XXI.
Già s’ascondeva d’Ostia il lido basso,
E ’l Porto d’Anzio di lontan surgea;
Quando sentì il romor, vide il fracasso
172Che ’l ciel turbava e ’l mar, la bella Dea;
Vide fuggirsi a frettoloso passo
Le Ninfe dal furor della marea:
Onde tutta sdegnosa aperse il velo,
176E dimostrò le sue bellezze al cielo;
XXII.
E minacciando le tempeste algenti,
E le procelle e i turbini sonanti,
Cacciò del ciel le nubi, e gli elementi
180Tranquillò co’ begli occhi e co’ sembianti.
Corsero tutti ad inchinarla i Venti,
Alle minacce sue cheti e tremanti.
Ella in Libecchio sol le luci affisse;
184E mordendosi il dito, irata disse: