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210 CANTO

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XIX.


Or al Legato que’ signor portaro
  Rinfrescamenti di diverse sorte:
  Di trebbian perfettissimo un quartaro;3
  156E in sei canestre ventiquattro torte;
  E una misura che tenea un caldaro,
  Di sughi d’uva non più visti in corte;4
  E per cosa curìosa e primaticcia,
  160Quarantacinque libbre di salciccia.

XX.


Ringraziolli il Legato, e que’ regali
  Dividendo fra’ suoi, l’invito tenne.
  E frattanto col feltro e gli stivali
  164Il Nunzio per la posta sopravvenne;
  E informandol di tutti i principali
  Motivi, seco alla città sen venne:
  La qual s’affaticò con ogni onore
  168Di trarre il Papa del passato errore.

XXI.


Si rinnovò la tregua; e ad incontrarlo
  Uscì della città tutto il Consiglio;
  E fin le dame uscir, per onorarlo,
  172Fuor della porta inverso il fiume un miglio.
  Preparossi il castel per alloggiarlo,
  Con paramenti di tabì5 vermiglio.
  Corsesi un palio, e fessi una barriera,
  176E in maschera s’andò mattina e sera.

XXII.6


Il Nunzio ragunar fece il Senato
  Nella sala maggiore il dì seguente,
  Dove con pompa grande entrò il Legato,
  180Benedicendo nel passar la gente.
  Sotto un gran baldacchino di broccato
  Stava la sedia sua molto eminente.
  E quindi ei cominciò grave e severo,
  184A parlare a quei vecchi dal braghiero:

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