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224 | CANTO |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La secchia rapita.djvu{{padleft:237|3|0]]
LXXV.
Or ha l’orgoglio lor Dio rintuzzato.
Io che ’l sentiero alla vittoria ho fatto,
Che ’l terzo di Perugia ho lor levato,
604Che Salinguerra fuor del campo ho tratto;
L’arbitrio che da voi pria mi fu dato,
Vi ridomando, ma però con patto
Che debba l’onor vostro esser securo;
608E così vi prometto, e così giuro.
LXXVI.
Il Mirandola allora alzato in piede,
Gli rispose: Signor, la patria mia
Nè per incontro alla fortuna cede,
612Nè per felicità se stessa oblia.
L’arbitrio che dapprima ella vi diede,
L’istesso or vi conferma; e sol desia
Che siate voi magnanimo in usarlo,
616Com’ella è pronta e generosa in darlo.
LXXVII.
Ringraziò que’ signori, e fe’ partita
Da Modana il Legato il giorno stesso:
E conchiusa la pace e stabilita
620Fra le parti in virtù del compromesso,
Con gaudio universal, con infinita
Sua lode pubblicolla il giorno appresso;
Riserbando ne’ patti, ai Modanesi
624La Secchia, e ’l Re de’ Sardi ai Bolognesi.
LXXVIII.
Nel resto, si dovean tutti i prigioni
Quinci e quindi lasciar liberamente,
E le terre e i confini e lor regioni
628Ritornar come fur primieramente.
Così finir le guerre e le tenzoni;
E ’l giorno d’Ognissanti, al dì nascente,
Ognun partì dalla campagna rasa,
632E tornò lieto a mangiar l’oca a casa.