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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La secchia rapita.djvu{{padleft:54|3|0]]
XXIII.
S’armò dopo costor quella riviera
Che da Bomporto alla Bastía si stende:
Povera gente, ma superba e altera,
180Che ’n terra e ’n acqua a provecchiarsi attende.
Fur quattrocento: e nella lor bandiera,
Che di vermiglio e d’or tutta risplende,
Ritratto avea un gonfietto da pallone
184Bagarotto figliuol di Rarabone.
XXIV.7
Il sagace Claretto era con esso,
Ch’acceso di donna Anna di Granata,
Giunt’era tutt’afflitto il giorno stesso,
188Che un Genovese gli l’avea rubata.
Gli ne fu dato a Parma indizio espresso,
Che l’avrebbe a Bomporto ritrovata:
Ma quivi giunto, ne perdè i vestigi,
192E bestemmiò sessanta frati bigi.
XXV.
Entrò nell’osteria per rinfrescarsi,
E ritrovò che Bagarotto a sorte
Raccogliea quivi i suoi soldati sparsi,
196E d’armi intorno cinte eran le porte.
Corsero l’uno e l’altro ad abbracciarsi,
Ch’erano stati amici alla gran corte;
E l’uno e l’altro le speranze grame
200Avean lasciate ai morti della fame.
XXVI.
Narrò Claretto del suo nuovo ardore
La lunga scena e l’intricati effetti;
Con quanti scherni in varie forme Amore
204Già tutti i suoi rivali avea negletti;
E com’or ei perdea per più dolore
La donna sua nel colmo de’ diletti.
Sorrise Bagarotto, e disse: Frate,
208Tu sciorini8 ogni dì nuove scappate.