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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La secchia rapita.djvu{{padleft:84|3|0]]
LIX.
Ma dalla rocca diè Bertoldo avviso
A Gherardo, ch’usasse estrema cura;
Che mostrava il nemico all’improvviso
476Voler coll’armi uscir di quelle mura.
Preparossi Gherardo, e sull’avviso
Fe’ stare i suoi soldati, e l’aria scura
Rallumò con facelle e pece ardente,
480E le sbarre piantò subitamente.
LX.
Ed ecco aprir la porta, e a un tempo stesso
Degli affamati il grido e le percosse:
Ma nelle sbarre urtar, ch’erano appresso;
484E ’l rauco suono e l’impeto arrestosse.
Gherardo avea per fianco e ’n fronte messo
Vari strumenti di tremende posse;
E a’ colpi di saette e pietre e dardi
488Stese quivi i più arditi e i più gagliardi.
LXI.
Ed egli armato a piè, con una mazza
Corse alle sbarre, e a tanti diè la morte,
Che se non ritraea la turba pazza
492Indietro il piede e non chiudea le porte,
Perduta quella notte era la razza
De’ soldati da Reggio in dura sorte.
Fu de’ primi a cader Guido Canossa
496In preda ai lucci di quell’empia fossa.
LXII.
Ma l’ardito Foresto urta il destriero,
Dove vede la sbarra esser più bassa;
E tratto, disperato, il brando fiero
500Contra Gherardo, il fere a un tempo, e passa:
E dovunque al passar drizza il sentiero,
Dell’alto suo valor vestigi lassa;
Fin ch’in sicura parte alfine arriva,
504E i suoi d’aiuto e di speranza priva.