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CANTO QUINTO 75

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III.


Mille n’avea al secondo, e cinquecento
  Promessi al terzo, onde correa a salire
  E a far di suo valore esperimento,
  28Stimulando ciascun la forza e l’ire.
  Ma l’inimico, in così gran spavento,
  Si difendea con disperato ardire,
  Sicuro omai di non trovar mercede
  32Dopo l’error della mancata fede.

IV.


Pioggia cadea dalle merlate mura
  Di saette e di pietre aspra e mortale:
  Ma con sembianza intrepida e sicura
  36Movea l’assalitor macchine e scale.
  I mangani al ferir maggior paura
  Facean da lunge, e irreparabil male;
  Che subito ch’alcun scopriva il busto,
  40Mastro Pasquin te l’imbroccava giusto.

V.


Non credo ch’Archimede a Siracusa
  Facesse di costui prove più leste.
  Fra gli altri colpi suoi nota la Musa,
  44Ch’un certo Bastían da Sant’Oreste,
  Sbracato, lo schernía, siccome s’usa,
  Mostrandogli le parti poco oneste:
  Ed egli tosto gli aggiustò un quadrello
  48Nel foro a pel dell’ultimo budello.

VI.


Rinforzossi tre volte il fiero assalto;
  Sottentrando a vicenda ordini e schiere;
  E giù nel fosso, e su nel muro ad alto
  52Morti infiniti si vedean cadere:
  Quando il fiero Ramberto ergendo in alto
  Una scala, di man trasse all’alfiere
  L’insegna; e ’ntanto i suoi colle balestre
  56Disgombravano i merli e le finestre.

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