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94 | JACOPONE DA TODI |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Laude (Roma 1910).djvu{{padleft:116|3|0]]
Giendo a lui con fraudolenza et cascollo d’obedenza,4
felli far grande perdenza, del paradiso fo cacciato.
Puoi che l’uomo fo caduto et lo nemico fo saluto,
et en superbia raputo, ch’era signor deuentato;
Dio, uedendo questo facto, fecese hom & diéglie l tracto8
et tolseli tutto l’acacto che sopre l’om auì’ acquistato.
Con la sua humilitate tolseli prosperitate,
et con la sancta pouertate sì li dié scacco giocato.
Per gran tempo fo sconficto lo nemico maledicto,12
releuosse et fece gicto, et lo mondo ha rapicciato.
Vedendo l’alta signorìa che lo nemico sì uencìa,
mandar ce uuol cauallarìa con guidator ben amastrato.
San Francesco ce fo elesso, per gonfalonier è messo,16
ma nullo ne uol con esso che non sia al mondo desprezato.
Non uol nullo caualliere che non serua a tre destriere:
pouertate et obedere, en castità sia enfrenato.
Àrmase lo guidatore de l’arme del Signore,20
ségnalo per grand’amore, de soi segni l’à d’ornato.
Tanto era l’amore acuto che nel cuor hauea tenuto,
che nel corpo sì è apparato de cinque margarite ornato.
De la fico aue figura, che è grassa per natura,24
rompe la sua uestitura, en bocca rieca melato.
Poi gl’insegna de schirmire, de dar colpi & sofferire,
ensegnali co degia dire pace en bocca gli è trouato.
Lo nemico s’atremìo, uedendo lui s’empaurìo,28
paruegli Christo de Dio che en croce auea spogliato.
S’egli è Christo, non me gioua, ch’esso uencerà la proua,
non so guerra che me moua, sì par docto & amastrato.
Lasso me, da cui so uento! ancora non me sgomento,32
uoglioce gire & mo el tento, ch’io possa far con lui mercato.
O Francesco, que farai? te medesmo occiderai
del degiunio che fai, sì l’ai duro comenzato.
Facciol con discretione, ch’agio l corpo per fantone,36
tengolo en mia pregione sì l’ò correcto et castigato.
Veramente fai co sancto, el tuo nom è en onne canto;
mòstrate co stai ad alto, che l Signor ne sia laudato.
Celar uoglio lo migliore, et mostrarme peccatore,40
lo mio cor agio al Signore tenendo el capo humiliato.
Quegna uita uorrai fare? non uorrai tu lauorare,
che ne possi guadagnare et darne a chi non è adagiato?
Metteròmme a gir pezente per lo pane ad omne gente,44
l’amor de l’Omnipotente me fa gir co nebriato.