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di volersi strappare i capelli: ma i suoi capelli, essendo di legno, non potè nemmeno levarsi il gusto di ficcarci dentro le dita.

Intanto passò su per aria un grosso Colombo, il quale soffermatosi, a ali distese, gli gridò da una grande altezza:

— Dimmi, bambino, che cosa fai costaggiù?

— Non lo vedi? piango! — disse Pinocchio alzando il capo verso quella voce e strofinandosi gli occhi colla manica della giacchetta.

— Dimmi, — soggiunse allora il Colombo — non conosci per caso fra i tuoi compagni, un burattino, che ha nome Pinocchio?

— Pinocchio?… Hai detto Pinocchio? — ripetè il burattino saltando subito in piedi. — Pinocchio sono io! —

Il Colombo, a questa risposta, si calò velocemente e venne a posarsi a terra. Era più grosso di un tacchino.

— Conoscerai dunque anche Geppetto? — domandò al burattino.

— Se lo conosco? È il mio povero babbo! ti ha forse parlato di me? Mi conduci da lui? ma è sempre vivo? rispondimi per carità: è sempre vivo?

— L’ho lasciato tre giorni fa sulla spiaggia del mare.

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