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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le avventure di Pinocchio.djvu{{padleft:165|3|0]]
― Oh che bella cosa! — gridò Pinocchio saltando dall’allegrezza.
— Tu mi ubbidirai e farai sempre quello che ti dirò io.
— Volentieri, volentieri, volentieri!
— Fino da domani, — soggiunse la Fata, — tu comincerai coll’andare a scuola. —
Pinocchio diventò subito un po’ meno allegro.
— Poi sceglierai a tuo piacere un’arte o un mestiere… —
Pinocchio diventò serio.
— Che cosa brontoli fra i denti? — domandò la Fata con accento risentito.
— Dicevo… — mugolò il burattino a mezza voce, — che oramai per andare a scuola mi pare un po’ tardi…
— Nossignore. Tieni a mente che per istruirsi e per imparare non è mai tardi.
— Ma io non voglio fare nè arti nè mestieri…
— Perchè?
— Perchè a lavorare mi par fatica.
— Ragazzo mio, — disse la Fata — quelli che dicono così, finiscono quasi sempre o in carcere o all’ospedale. L’uomo, per tua regola, nasca ricco o povero, è obbligato in questo mondo a far qualcosa, a occuparsi, a lavorare. Guai a lasciarsi prendere dall’ozio! L’ozio è una bruttissima ma-