Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
― 282 ― |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le avventure di Pinocchio.djvu{{padleft:286|3|0]]— Di noi!
— Addio, mascherine! Ricordatevi del proverbio che dice: «La farina del diavolo va tutta in crusca.»
— Non ci abbandonare!…
— are…! — ripetè il Gatto.
— Addio, mascherine! Ricordatevi del proverbio che dice: «Chi ruba il mantello al suo prossimo, per il solito muore senza camicia.» —
E così dicendo, Pinocchio e Geppetto seguitarono tranquillamente per la loro strada: finchè fatti altri cento passi, videro in fondo a una viottola, in mezzo ai campi, una bella capanna tutta di paglia, e col tetto coperto d’embrici e di mattoni.
— Quella capanna dev’essere abitata da qualcuno, — disse Pinocchio. — Andiamo là, e bussiamo. —
Difatti andarono, e bussarono alla porta.
— Chi è? — disse una vocina di dentro.
— Siamo un povero babbo e un povero figliuolo, senza pane e senza tetto, — rispose il burattino.
— Girate la chiave, e la porta si aprirà, — disse la solita vocina.
Pinocchio girò la chiave, e la porta si aprì. Appena entrati dentro, guardarono di qua, guardarono di là, e non videro nessuno.