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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le confessioni di Lev Tolstoj.djvu{{padleft:10|3|0]]pre?» Non fu detto nulla di più, ma da quel giorno S... smise di pregare e di andare in chiesa; non perchè conoscesse e dividesse le convinzioni del fratello, o perchè nel profondo dell’anima sua avesse preso una decisione qualsiasi, ma unicamente perchè le parole pronunciate dal fratello erano state una leggera spinta al muro presso a crollare, trascinato dal suo proprio peso.
Quell’osservazione gli indicò soltanto che là ov’egli credeva risiedesse la sua fede, non v’era più che un posto vuoto, di modo che le parole che pronunziava, i segni di croce e le genuflessioni che faceva pregando diventavano degli atti perfettamente vuoti di senso e, una volta riconosciuta la loro vanità, gli era impossibile ripeterli.
Questo deve accadere, io penso, alla grande maggioranza. Intendo parlare degli uomini della nostra coltura, delle persone sincere di fronte a se stesse, e non di quelle che vedono nella religione soltanto il mezzo per raggiungere qualche fine effimero. Costoro sono i più profondamente atei. Difatti, se per essi la religione non è che un mezzo per raggiungere un fine quasiasi, non è più religione. Per le persone della nostra coltura, la luce della scienza e della vita fa crollare questo fragile edifizio, abbiano esse notato il posto vuoto nell’anima loro o non se ne siano ancora accorte.
La credenza che mi fu inculcata fin dall’infanzia lasciò me come gli altri, con la differenza che, avendo letto fin dai quindici anni delle opere filosofiche, la mia diserzione dalla religione fu assai presto cosciente. A sedici anni avevo cessato di pregare per mio proprio impulso, avevo cessato di andare in chiesa, di