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20 | leone tolstoi |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le confessioni di Lev Tolstoj.djvu{{padleft:22|3|0]]che gli pareva una semplice indisposizione è ciò che per lui ha la massima importanza: la Morte.
Ecco quello che avvenne. Compresi che non si trattava di un’indisposizione passeggera, ma di qualcosa di assai grave, e che se la stessa domanda si fosse ripetuta sempre, sarebbe stato necessario rispondervi. Cercai di farlo: le domande parevano così assurde, così semplici, così infantili! Ma appena le studiai e cercai di risolverle, fui immediatamente convinto che prima di tutto non erano nè infantili nè stupide, ma le questioni più serie e più profonde della vita, e in secondo luogo che avrei un bel riflettervi: non potrei risolverle. Prima di occuparmi del mio possedimento di Samara, dell’educazione di mio figlio, della pubblicazione di un libro, dovevo sapere perchè farei tutto questo: fin che non sapessi perchè, non potrei far nulla, non potrei vivere. Nel bel mezzo delle mie idee sulla organizzazione dei miei affari, che mi preoccupavano molto in quel tempo, tutt’a un tratto mi veniva in mente questa questione: «Ebbene, avrai seimila desiatine nel Governo di Samara, trecento cavalli. E poi?» Ed ero completamente sconcertato, e non sapevo più che pensare. Oppure, non appena cominciavo a riflettere sul modo di educare i bambini, mi dicevo: «Perchè?» O quando mi chiedevo in che modo il popolo potrebbe raggiungere il benessere, tutt’a un tratto mi dicevo: «Che m’importa tutto questo?» O quando pensavo alla gloria che mi valevano le mie opere, mi dicevo: «Ebbene, sarai più celebre di Gogol, Puskin, Shakespeare, Molière, di tutti gli scrittori del mondo, e poi?» e non, potevo rispondere nulla.