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le confessioni 27

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le confessioni di Lev Tolstoj.djvu{{padleft:29|3|0]]tranquillizzarmi. Se mi fossi trovato nella situazione di un uomo vivente in una foresta senza uscita, avrei potuto vivere; ma ero simile ad un uomo perduto in una foresta, che è preso dall’orrore, perchè s’è perduto, e corre da tutte le parti per uscir sulla strada e non può fermarsi, quantunque sappia che ad ogni passo si smarrisce ancor più.

Ecco ciò che era spaventoso! E per liberarmi da questa tortura volevo uccidermi. Provavo l’orrore di ciò che mi attendeva, sapevo quest’orrore ancor più terribile della situazione stessa, ma non potevo attendere pazientemente la fine. Per convincenti che fossero questi ragionamenti: «qualche vaso sanguigno finirà per rompersi, qualche cosa si spezzerà e tutto sarà terminato», non potevo attendere la fine con pazienza. La paura delle tenebre era troppo grande, io volevo al più presto liberarmene con l’aiuto di una corda o di una palla. E questo sentimento mi trascinava irresistibilmente al suicidio.


V.


«Forse non ho visto o non ho compreso qualche cosa?» mi chiedevo sovente: «Non è possibile che questo stato di disperazione sia proprio degli uomini.» E cercavo una spiegazione ai miei problemi in tutte le cognizioni acquistate dagli uomini.

Cercai penosamente, lungamente, energicamente, non per vana curiosità; cercai con dolore, con ostinazione, giorno e notte. Cercai come l’uomo che prega cerca la sua salvezza, e non trovai nulla.

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