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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le confessioni di Lev Tolstoj.djvu{{padleft:45|3|0]]sorte di tutti gli uomini, e che egli stesso, giovane principe, sarà un giorno simile a quel vecchio, egli non può proseguir la sua passeggiata e dà ordine di ritornare per poter riflettere a ciò che ha imparato or ora. Si rinchiude e riflette. Trova probabilmente una consolazione qualunque, poichè, nuovamente gaio e felice, si avvia alla passeggiata.
Ma questa volta incontra un malato. Vede un uomo spossato, con gli occhi torbidi, tremante e livido. Il principe, al quale avevan nascosto la malattia, si arresta e chiede di che si tratti. Quando apprende che è la malattia, a cui son soggetti tutti gli uomini e che egli sesso, principe felice e sano, può esserne colpito domani, di nuovo non si sente più attratto dal piacere, ritorna al suo palazzo e ancora cerca la calma. Probabilmente la trova, visto che per la terza volta si avvia alla passeggiata.
Ma questa terza volta gli si offre un nuovo spettacolo. Vede che vien portato qualche cosa: — Che cos’è? — Un uomo morto. — Che vuoi dire morto? domanda il principe. Gli spiegano che morire vuol dire: essere ciò ch’è divenuto quell’uomo. Il principe s’avvicina, solleva il drappo funebre e guarda: — Che avverrà di lui, dopo? domanda il principe.
Gli dicono che verrà seppellito sotto terra.
— Perchè?
— Perchè è certo che non tornerà più vivo e che il corpo andrà in putrefazione.
— Ed è la sorte di tutti gli uomini? Avverrà lo stesso per me? Mi si metterà sotto terra? Andrò in putrefazione e i vermi mi mangeranno?
— Sì.
— Ritorniamo; non voglio più passeggiare e non lo vorrò mai più.