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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le confessioni di Lev Tolstoj.djvu{{padleft:50|3|0]]Questa soluzione mi pareva la più degna e avrei voluto sceglierla.

La quarta soluzione è la debolezza. Si ha compreso il male e la vanità della vita, ma si continua a vivere, sapendo già in anticipo che non ne risulterà nulla. Gli uomini di questa specie sanno che la morte è migliore della vita; ma, non avendo la forza di agire ragionevolmente, di finirla al più presto con questo inganno e di uccidersi, hanno l’aria di attendere qualche cosa. È la soluzione della debolezza, poichè quando so che un’idea è migliore ed è in mio potere il seguirla, perchè non la seguo?

Io appartenevo a questa categoria.

Così gli uomini, trovandosi nel mio caso, si salvano per quattro vie dall’orribile contraddizione. Ebbi un bell’impiegare tutte le mie forze intellettuali: tranne queste quattro vie, non trovai nulla.

Prima: non comprendere che la vita è una stupidità, una vanità e un male e che è meglio non vivere. Non potevo ignorar questo e, sapendolo, non potevo chiudere gli occhi. Seconda: goder la vita com’è, senza pensare all’avvenire. Questo pure m’era impossibile; come Sakia Muni, non potevo andare a caccia mentre sapevo esistere la vecchiaia, il dolore e la morte. La mia immaginazione era troppo viva; inoltre, non potevo godere di un’occasione temporanea che m’aveva gettato per un istante in mezzo ai piaceri. Terza: avendo compreso che la vita è un male e un’assurdità, porvi fine uccidendomi. L’avevo compreso, ma, non so perchè, non mi uccisi. Quarta: vivere come Salomone e Schopenhauer, sapere che la vita è una stupida farsa che c’è stata giocata, e cionondimeno vivere, alzarsi, vestirsi, pranzare,

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