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ippolito nievo. xi

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La gioventù fremente, anima e braccio
Consacrò a quell’invitto, e alla conquista
Trasse con Lui delle Comensi vette.
50Ed Ei che legge per virtù d’amore
De’ suoi fidi il pensier, più assai che duce
Gli fu amico e fratello, e d’ogni ardito
Divisamento a consiglier lo elesse.
Con quai tinte veraci e quanto affetto
55Il fervido cantore allor ne pinse
L’amato Capitano, e i lieti Amori
Garibaldini! Entro quei versi spira
Sacro un alito ancor, che le speranze
Italiche ravviva!...


IV.



Han vinto! È nostro
60L’ampio suolo lombardo. ― Oh, ma non tutta
Ancor libera è Italia, e ancor non posa
Il Leon di Varese! All’armi, all’armi!
A Marsala, o animosi!... — E Mille prodi
A quel grido han risposto, e fur bastanti
65All’impresa titanica! — Fra i primi
Del bel numero Egli era, e disfidando
Novi stenti e perigli, ivi mieteva
Novi e splendidi allori. — Ei che le gesta
Dei compagni cantò, perchè ne tacque
70Le glorïose sue?... Modesta, ahi! troppo
Fu quell'anima eletta, e molta parte
Di sua luce ne ascose. — Eppur la fama
A noi narrava come un dì, sul colle
Ch’ebbe nome dal pianto, Ei del suo petto
75Fece al duce immortal valido usbergo
Contro il ferro nemico.

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