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218 | le confessioni d’un ottuagenario. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le confessioni di un ottuagenario I.djvu{{padleft:245|3|0]]mano. A quella stretta scomparve dal volto della fanciulla lo splendore immortale della fede, e la luce tremula e soave del sentimento vi si diffuse, come un bel chiaro di luna dopo l’oscurarsi vespertino del sole.
— Sì, sono felice come forse non lo sarò mai più! — proseguì Lucilio — felice nei desiderii, perchè i desiderii miei sono pieni di speranza, e la speranza mi invita da lunge come un bel giardino fiorito. Ahimè non cogliete quei fiori! non dispiccateli dal loro gracile stelo! Per cure che ne abbiate poi, dopo tre giorni intristiranno; dopo cinque non sarà più in loro il bel colore, il soave profumo! Alla fine cadranno senza remissione nel sepolcro della memoria!
— No, non chiami la memoria un sepolcro! — soggiunse con forza la Clara. — La memoria è un tempio, un altare! Le ossa dei santi che veneriamo sono sotterra, ma le loro virtù splendono in cielo. Il fiore perde la freschezza e il profumo; ma la memoria del fiore ci rimane nell’anima, incorruttibile ed odorosa per sempre!
— Dio mio, per sempre, per sempre! — sclamò Lucilio, correndo colla veemenza degli affetti dove lo chiamava l’opportunità di quegli istanti quasi solenni. — Sì, per sempre! E sia un istante, sia un anno, sia un’eternità, questo sempre bisogna riempirlo, satollarlo, beatificarlo d’amore per non vivere abbracciati colla morte! Oh sì, Clara, l’amore ricorre all’infinito per ogni via; se v’è parte in noi sublime ed immortale è certamente questa. Fidiamoci a lui, per non diventar creta prima del tempo; per non perdere almeno quella poesia istintiva dell’anima che sola abbellisce la vita!... Sì, lo giuro ora; lo giuro, e mi ricorderò sempre di questo rapimento che mi fa maggiore di me stesso. Il desiderio è così potente da tramutarsi in fede; l’amor nostro durerà sempre, perchè le cose veramente grandi non finiscono mai!... —