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228 le confessioni d’un ottuagenario.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le confessioni di un ottuagenario I.djvu{{padleft:255|3|0]]del villaggio, ammorzato dalla distanza, non interrompeva per nulla i trilli amorosi e sonori degli usignoli. I bruchi lucenti scintillavano fra l’erbe; le stelle tremolavano in cielo, la luna giovinetta strisciava sulle forme incerte e tenebrose con raggio obliquo e velato. La modesta natura circondava di tenebre e di silenzio il suo talamo estivo, ma l’immenso suo palpito sollevava di tanto in tanto qualche ventata di un’aria odorosa di fecondità. — Era una di quelle ore in cui l’uomo non pensa, ma sente; cioè riceve i pensieri begli e fatti dall’universo che lo assorbe. Lucilio, anima pensosa e spregiatrice per eccellenza, si sentì piccolo suo malgrado in quella calma così profonda e solenne. Perfino la gioia dell’amore si diffuse nel suo cuore in un lungo vaneggiamento melanconico e soave. Gli parve che i suoi sentimenti ingrandissero come la nube di polvere sperperata dal vento; ma le forme scomparivano, il colore si diradava; si sentiva più grande e meno forte; più padrone di tutto e meno di sè. Gli sembrò un momento che la Clara seduta dinanzi a lui s’illuminasse negli occhi d’un bagliore fiammeggiante: egli quasi folgorato dovette socchiuder le palpebre. — Donde questo prodigio? — Non lo potea capire egli stesso. Forse la solennità della notte, che stringe le anime deboli di superstiziose paure, ripiega sopra se stesso lo spirito dei forti, mostrandogli, entro il buio delle ombre, il simulacro del destino del domatore di tutti. Forse anco il dolore della fanciulla regnava sopra di lui, com’egli avea trionfato poco prima di lei per forza di volontà. Poveretta! No, che gli occhi suoi non fiammeggiavano allora; se almeno lo sguardo non risplendeva pel tremolio delle lagrime. Il suo cuore, riboccante una mezz’ora prima di felicità e d’amore, volava in quegli istanti al letto di sua nonna, in quella cameretta silenziosa e bene assettata, dove Lucilio avea passato con esse le lunghe ore; e quando egli non c’era ne restava viva per l’aria una

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