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240 le confessioni d’un ottuagenario.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le confessioni di un ottuagenario I.djvu{{padleft:267|3|0]]Esaminò poi diligentemente le fosse, le porte e le finestre; appostò Marchetto con Germano dietro la saracinesca; il fattore lo mise alla vedetta dalla parte della scuderia: altre due cernide, che erano il nerbo della guarnigione, le dispose alle feritoie che guardavano il ponte; distribuì le cariche, e comandò che irremissibilmente fosse ammazzato chi primo osasse tentare il valico della fossa. Il capitano Sandracca stava sempre alle calcagna del giovine mentre egli attendeva a questi provvedimenti; ma non aveva coraggio di fare il brutto muso, anzi gli facevano mestieri i cenni, gli urtoni e gli incoraggiamenti della moglie, per non accusare il mal di ventre e ritirarsi in granaio.

— Cosa le pare, capitano? — gli disse Lucilio con un ghignetto alquanto beffardo. — Avrebbe fatto anche lei quello che ho fatto io? —

— Sissignore... lo aveva già fatto; — balbettò il capitano — ma mi sento lo stomaco...

— Poveretto! — lo interruppe la signora Veronica. — Egli ha faticato fin adesso; ed è suo merito se i manigoldi non sono già penetrati in castello. Ma non è più tanto giovane, la fatica è fatica, e le forze non corrispondono alla buona volontà!

— Ho bisogno di riposo; — mormorò il capitano.

— Sì, sì, riposi con suo comodo; — soggiunse Lucilio — il suo zelo lo ha provato bastevolmente, e ormai può mettersi sotto le lenzuola colla coscienza tranquilla. —

Il veterano di Candia non se lo fece dire due volte; infilò la scala volando come un angelo, e per quanto la moglie gli stesse a’ panni gridando di guardarsi bene e di non precipitarsi, in quattro salti fu nella sua stanza bene inchiavata e puntellata. Quel dover passare vicino alle feritoie gli avea dato il capogiro, e gli parve di stare assai meglio fra la coltre e il materasso. Ai pericoli futuri Dio avrebbe provveduto; egli temeva più di tutto i presenti.

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