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4 le confessioni d’un ottuagenario.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le confessioni di un ottuagenario I.djvu{{padleft:31|3|0]]quelle passioni che sovente pur troppo deviarono dal retto sentiero i miei giudizi, e dalle caduche lusinghe della mia non temeraria ambizione, un solo frutto raccolsi della mia vita, la pace dell’animo. In questa vivo contento, in questa mi affido; questa io addito ai miei fratelli più giovani come il più invidiabile tesoro, e l’unico scudo per difendersi, contro gli adescamenti dei falsi amici, le frodi dei vili, e le soperchierie dei potenti. Un’altra asseveranza deggio io fare, alla quale la voce d’un ottuagenario sarà forse per dare alcun’autorità; e questa è, che la vita fu da me sperimentata un bene; ove l’umiltà ci consenta di considerare noi stessi come artefici infinitesimali della vita mondiale, e la rettitudine dell’animo ci avvezzi a riputare il bene di molti altri superiore di gran lunga al bene di noi soli. La mia esistenza temporale, come uomo, tocca omai al suo termine; contento del bene che operai, e sicuro di aver riparato per quanto stette in me al male commesso, non ho altra speranza ed altra fede senonchè essa sbocchi e si confonda oggimai nel gran mare dell’essere. La pace di cui godo ora, è come quel golfo misterioso in fondo al quale l’ardito navigatore trova un passaggio per l’Oceano infinitamente tranquillo dell’eternità. Ma il pensiero prima di tuffarsi in quel tempo che non avrà più differenza di tempi, si slancia ancora una volta nel futuro degli uomini; e ad esso lega fidente le proprie colpe da espiare, le proprie speranze da raccogliere, i propri voti da compiere.

Io vissi nei miei primi anni nel castello di Fratta, il quale adesso è nulla più d’un mucchio di rovine, donde i contadini traggono a lor grado sassi e rottami per le fonde dei gelsi; ma egli era a quei tempi un gran caseggiato con torri e torricelle, un gran ponte levatoio scassinato dalla vecchiaia, e i più bei finestroni gotici che si potessero vedere tra il Lèmene e il Tagliamento. In tutti i miei viaggi non mi è mai accaduto di veder fabbrica che disegnasse sul ter-

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