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capitolo sesto. | 289 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le confessioni di un ottuagenario I.djvu{{padleft:316|3|0]]balzo una generosa gratitudine da parte della Clara. L’amore ha un orgoglio tutto suo. Da un lato si cerca d’ingrandire per piacere di più, dall’altro s’insuperbisce di veder piacere a molti quello che piace e si studia solamente di piacere a noi. Giulio Del-Ponte, che forse al pari di Lucilio aveva fra le signore qualche motivo per voler rendersi piacevole, aguzzava il proprio ingegno per tener bordone al compagno. E il resto della compagnia, rimorchiata dai due giovani, gareggiava di prontezza e di brio, nei più gravi ragionamenti che si potessero instituire sopra alcune frasi della Gazzetta di Venezia, la mamma anzi l’Eva di tutti i giornali.
Infatti i Veneziani di quel tempo dovevano inventare e inventarono la gazzetta: essa fu un parto genuino e legittimo della loro immaginazione, e solamente ad essi si stava di aprire la biblioteca delle chiacchiere. Il senatore riceveva ogni settimana la sua gazzetta sulla quale si facevano grandi commenti; ma anche in questo lavorio di finitura e d’intarsio, Lucilio si lasciava indietro tutti gli altri di molto. Nè alcuno sapeva come lui cercar le ragioni all’un capo del mappamondo di ciò che succedeva all’altro capo. — Che colpo d’occhio avete, caro dottore! — gli dicevano maravigliati. — Per voi l’Inghilterra e la China sono a tiro di canocchiale, e ci trovate tra esse tante relazioni quanto fra Venezia e Fusina! — Lucilio rispondeva che la terra è tutta una palla, che la gira e la corre tutta insieme, e che dopo che Colombo, e Vasco de Gama l’avevano rifatta come era stata creata, non si doveva stupirsi che il sangue avesse ripreso la sua vasta circolazione, per tutto quel gran corpo dal polo all’equatore. Quando si navigava per cotali discorsi il senatore chiudeva un occhio, socchiudeva l’altro, e così osservava Lucilio rimuginando certi giorni passati, quando quel giovinastro avea lasciato qualche macchia nera sul libro degli inquisitori di Stato. Forse allo scrupoloso veneziano passavano allora pel capo dei lontani
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