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344 le confessioni d’un ottuagenario.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le confessioni di un ottuagenario I.djvu{{padleft:371|3|0]]ho paura che la si fosse fatta infinocchiare da quel benedetto padre Pendola!

Qui egli si tacque e rimase colla bocca aperta un’altra volta, perchè ad uno sberleffo del senatore conobbe di esser per dire o di avere già detto qualche castroneria.

— In confidenza, — gli rispose il Frumier con quel piglio di superiorità che ha il maestro sullo scolare — da certe frasi sfuggite al degnissimo padre, io credo che non per nulla lo si avesse messo alle coste del giovine Venchieredo!... Potrebbe anche darsi che vedendo vostra moglie incapriccita di dare a costui la sua figliuola, egli avesse fatto le viste di secondarla. Ma poi, mi capite, egli voleva bene a voi, egli voleva bene a me... e senza violare le convenienze... Insomma quel colloquio da lui tenuto colla Clara...

— Ma no! io era dietro l’uscio, e vi posso assicurare... — ripigliò il conte.

— Eh cosa sapete mai voi? — gli die’ sulla voce il Senatore. — Son mille le maniere di dire una cosa colle labbra, e farne capire un’altra o colla fisonomia o con certe reticenze... Il padre sospettava forse che voi e vostra moglie stavate ad ascoltare; ma del resto io vi posso assicurare, che se quel matrimonio non è andato innanzi, un gran merito ne viene a lui.

— Oh benedetto quel caro padre, io lo ringrazierò...

— Per carità! bella cosa che fareste! Dopo tutta la cura ch’ei prese per nascondersi, e per credere anzi ch’egli approvava il vostro disegno!! Davvero, alle volte siete un bel furbo! —

Per questa volta tanto, chi fosse il più furbo non lo saprei dire. Il padre Pendola, avendo sentito a tavola il giorno prima la subita disapprovazione data dal senatore al matrimonio di sua nipote col Venchieredo, benchè lo avesse anch’egli approvato in fino allora, avea subodorato, se non

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