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capitolo nono. | 447 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le confessioni di un ottuagenario I.djvu{{padleft:474|3|0]]esser cinti dalle parallele, e minacciati dalle bombe. Un’intimazione alla bella prima senza apparecchi militari e senza avvisaglie, non la si fa che alle fortezze di poco conto: e non v’è figliuola d’Eva così spudorata da confessare di esser tale. Raimondo, respinto colle belle parole, tornò all’assalto coi regali. La Pisana era più orgogliosa che delicata, e accettò coraggiosamente i regali senza quasi domandare da chi le venissero. Passeggiera contentezza per Raimondo, e nuova bile per me. Ma con tutto questo, la segreta soddisfazione d’una buona opera mi teneva il cuore in una calma triste e monotona bensì, ma non priva di qualche diletto. Adoperava anche possibilmente di metter in pratica una delle massime ereditate da Martino, di dimenticare cioè i piaceri venutimi dall’alto, e di cercarli al basso fra i semplici e gli umili. A questo mi erano continua occasione le faccende di cancelleria. Ho la vanagloria di credere che dal tempo dei Romani in poi la giustizia non fosse amministrata nella giurisdizione di Fratta colla rettitudine e colla premura da me adoperata. Un briciolo di cuore, qualche po’ di studio, e di ponderazione ajutata da un discreto buon senso, mi dettavano sentenze tali che la firma del conte era onorata di potervi fare in calce la sua comparsa. Tutti portavano a cielo la pazienza, la bontà, la giustizia del signor vice-cancelliere: la pazienza soprattutto, che è altrettanto rara quanto necessaria in un giudice di campagna. Ho veduto alle volte taluno fra questi arrovellarsi, infuriare, tempestare pel tardo ingegno delle parti; andar coi pugni al muso dell’attore, minacciar bastonate al reo convenuto, e pretendere da essi quella moderazione, quella chiaroveggenza, quel riserbo che son frutto solamente di una lunga educazione. Appetto ai ragionamenti bisogna ficcarsi in capo che gli ignoranti son come i bambini; bisogna perciò usare la logica lenta e minuziosa d’un maestrucolo elementare, non la retorica sommaria d’un pro-