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capitolo decimo. | 471 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le confessioni di un ottuagenario I.djvu{{padleft:498|3|0]]manda per mio mezzo quali desiderii vi menano a romoreggiare sotto le sue finestre!... —
Successe un silenzio di sbalordimento, perchè nessuno e neppur io sapeva meglio degli altri il perchè fossimo venuti. Ma alfine una voce proruppe: — Vogliamo vedere monsignor vescovo! — e allora seguì una nuova tempesta di grida. — Fuori monsignor vescovo! vogliamo monsignor vescovo!
Il canonico si ritirò, e già fervevano intorno a monsignore due diversi partiti circa la convenienza o no, ch’egli si esponesse agli atti turbolenti di quell’assembramento. Egli, il vescovo, s’appigliò al più coraggioso; si fece strada con dolce violenza fra i renitenti, e seguito da chi approvava si presentò sul poggiuolo. Il suo volto calmo e sereno, la dignità di cui era vestito, la santità che traluceva da tutto il suo aspetto commosse la folla, e mutò quasi in vergogna i suoi sentimenti di odio e di sfrenatezza. Quando fu sedato il tumulto promosso dalla sua presenza, egli volse al basso uno sguardo tranquillo ma severo, poi con voce quasi di paterno rimprovero domandò:
— Figliuoli miei, che cosa volete dal padre vostro spirituale? —
Un silenzio come quello che aveva accolto le parole del canonico, seguì a una tale dimanda: ma il pentimento soverchiava lo stupore, e già qualcheduno piegava le ginocchia, altri levavano le braccia in segno di preghiera, quando una voce unanime scoppiò da mille bocche che parvero una sola.
— La benedizione, la benedizione!...
Tutti s’inginocchiarono, io chinai il capo sulla criniera arruffata del mio ronzino, e la benedizione domandata scese sopra di noi. Allora, prima anche che il vescovo potesse soggiungere, come voleva, qualche parola di pace, la folla diè volta urlando che si doveva andare dal vice-ca-