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30 le confessioni d’un ottuagenario.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le confessioni di un ottuagenario I.djvu{{padleft:57|3|0]]o comperarne dai senatori la dimenticanza con delle lunghe borse di zecchini. E v’avevano anche dei nobiluzzi, venezievoli in città pei tre mesi d’inverno, che tornati fra i loro merli inferocivano peggio che mai; sebbene tali gradassate somigliassero più spesso truffe che violenze, e sovente anche prima di commetterle se ne fossero assicurata l’impunità. Quanto a giustizia, io credo che la cosa stesse fra gatti e cani, cioè che nessuno la pigliasse in sul serio, eccettuati i pochi timorati di Dio che anche erano soggetti a pigliar grossi granchi per ignoranza. Ma in generale quello era il regno dei furti; e soltanto colla furberia il minuto popolo trovava il bandolo di ricattarsi delle sofferte prepotenze. — Nel diritto forense friulano l’astuzia degli amministrati faceva l’uffizio dell’equitas nel diritto romano. L’ingordigia e l’alterezza degli officiali e dei rispettivi padroni segnavano i confini dello strictum jus. — Comunque la sia, se al di qua del Tagliamento predominava fra i castellani il partito veneziano, al quale si vantavano di appartenere da tempo immemorabile i conti di Fratta; al di là invece la fazione imperiale padroneggiava sfacciatamente: la quale se cedeva all’emula in popolarità ed in dovizie, le era di gran lunga soprastante per operosità e per audacia. Tuttavia anche in essa v’era chi la prendeva calda e chi fredda, e chi stava nel tiepido; e questi come sempre erano i dappoco e i peggiori. La giustizia sommaria esercitata spesse volte dal Consiglio dei Dieci sopra alcuni imprudenti, accusati di congiurare in favore degl’imperiali e a detrimento della Repubblica, non era fatta per incoraggiare le mene dei sediziosi. Sebbene cotali scoppi erano troppo rari perchè ne durasse a lungo lo spavento, e le trame continuavano tanto più frivole ed innocue, quanto più i tempi si facevano contrari e il popolo indifferente ad artificiali e non cercate innovazioni.

Al tempo di Maria Teresa tre castellani del Pedemonte,

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