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44 le confessioni d’un ottuagenario.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le confessioni di un ottuagenario I.djvu{{padleft:71|3|0]]che fiutava tabacco una narice per volta, e non si moveva mai senza il sonaglio delle sue chiavi appese al traversino. L’aveva sempre in capo una cuffietta di merlo bianco fiocchettata di rosa alle tempie come quella d’una sposina; ma io credo non la portasse per vanagloria ma unicamente per abitudine. Una smaniglia di spagnoletto le pendeva dal collo sul fazzoletto nero di seta, e sosteneva una crocetta di brillanti, la quale a dir della cuoca avrebbe fornito la dote a tutte le ragazze del territorio. Sul petto poi, legato in uno spillone d’oro, aveva il ritratto d’un bell’uomo in parrucchino ad ali di piccione, che non era certo il suo signor marito; poichè questi aveva un nasone spropositato, e quello invece un nasino da buffetti, un vero ninnoletto da fiutar acqua di rose ed essenze di Napoli. A dirla schietta come l’ho saputa poi, la nobildonna non si era piegata che a malincuore a quel matrimonio con un castellano di terraferma; chè le sembrava di cascare nelle mani dei barbari, avvezza com’era alle delicatezze ed agli spassi delle zitelle veneziane. Ma obbligata a far di necessità virtù, l’aveva cercato rimediare a quella disgrazia col tirare di tempo in tempo suo marito a Venezia; e là si era vendicata del ritiro provinciale cogli sfoggi, colle galanterie, e col farsi corteggiare dai più avvenenti damerini. Il ritratto che portava al petto doveva essere del più avventurato fra questi, ma dicevano che quel tale le fosse morto d’un colpo d’aria buscato di sera andando in gondola con lei; e dopo non ne avea più voluto sapere, ed erasi ritirata per sempre a Fratta con grande compiacenza del signor conte. Quando questo atroce caso avvenne, la nobildonna volgeva alla quarantina. — Del resto la contessa passava le lunghe ore sul genuflessorio, e quando mi incontrava o sulla porta della cucina o per le scale, mi tirava alcun poco i capelli nella cuticagna, unica gentilezza che mi ricordo aver ricevuto da lei. Un quarto d’ora per giorno lo impiegava nell’assegnare

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