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capitolo ventesimosecondo. | 531 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le confessioni di un ottuagenario II.djvu{{padleft:539|3|0]]bile... Infatti tu non ti ci trovi bene in casa Fratta quando ci siamo noi: ma se si tratta poi di gironzolare le ore colle ore, fabbricando castelli in aria e impasticciando bestemmie ed eresie col conte Rinaldo, allora non ti ritraggi punto, allora la casa Fratta ti conviene!...
— Non confondere una cosa coll’altra, Aquilina. Il conte Rinaldo non ci ha nulla a che fare con quei volponi che la fiduciosa santocchieria di sua sorella gli ha tirato in casa.
— Ecco, ecco; sempre insulti, sempre motteggi a tutto quello che v’è di santo, di venerabile al mondo!...
— Ti ripeto quello che ti ho detto le mille volte. Io venero e rispetto la santità della signora badessa, ma la mi sa un po’ troppo d’ingenua, e non me ne fiderei per conoscer gli uomini. Infatto ora che si trovano in tanta strettezza, cosa hanno fatto per essi quei loro ottimi parenti, quei loro amici sfegatati?...
— Han fatto, han fatto poco meno di quello che facciamo noi. E farebbero di più se la signora badessa non fosse tanto permalosa.
— Infatti è l’esser lei permalosa che li fa scappare, come le mosche dalla tavola poichè si levano le portate!
— Se ora stanno ritirati, ce n’hanno delle ottime ragioni, e tu adopreresti saggiamente imitandoli. Non son tempi questi da ciarle e da conversazioni, massime pei vecchi.
— Secondo te bisognerebbe risparmiar al becchino la noia di seppellirci, e nascondersi appunto allora che un barlume di speranza torna a luccicare, e un po’ di vita a fermentare nelle nostre anime.
— Belle speranze! Bella vita!... Ride bene chi ride l’ultimo.
La discussione cominciava a dare nel politico e me la svignai, non dimenticando peraltro il punto principale