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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le mie prigioni.djvu{{padleft:127|3|0]]scagliata quella parola riguardo a lei, un mezzo dubbio pur mi crucciava, non sovr’essa, ma su coloro che la lasciavano venire nella mia stanza. Le avessero, per proprio zelo o per volontà superiore, dato l’incarico di esploratrice? Oh, se ciò fosse stato, come furono mal serviti!
Ma circa la lettera dell’incognito, che fare? Appigliarsi ai severi, gretti consigli della paura che s’intitola prudenza? Rendere la lettera a Tremerello, e dirgli: Non voglio rischiare la mia pace? — E se non vi fosse alcuna frode? E se l’incognito fosse un uomo degnissimo della mia amicizia, degnissimo ch’io rischiassi alcun che, per temprargli le angosce della solitudine? Vile! tu stai forse a due passi dalla morte, la feral sentenza può pronunciarsi da un giorno all’altro, e ricuseresti di fare ancora un atto d’amore? Rispondere, rispondere io debbo! — Ma venendo per disgrazia a scoprirsi questo carteggio, e nessuno potesse pure in coscienza farcene delitto, non è egli vero tuttavia che un fiero castigo cadrebbe sul povero Tremerello? Questa considerazione non è ella bastante ad impormi come assoluto dovere il non imprendere carteggio clandestino?