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Capo XXXV.

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Fui agitato tutta sera, non chiusi occhio la notte, e fra tante incertezze non sapea che risolvere.

Balzai dal letto prima dell’alba, salii sul finestrone, e pregai. Nei casi ardui bisogna consultarsi fiducialmente con Dio, ascoltare le sue ispirazioni, e attenervisi.

Così feci, e dopo lunga preghiera, discesi, scossi le zanzare, m’accarezzai colle mani le guance morsicate, ed il partito era preso: esporre a Tremerello il mio timore, che da quel carteggio potesse a lui tornar danno; rinunciarvi, s’egli ondeggiava; accettare, se i terrori non vinceano lui.

Passeggiai, finchè intesi canterellare: Sognai, mi gera an gato, E ti me carezzevi. Tremerello mi portava il caffè.

Gli dissi il mio scrupolo, non risparmiai parola per mettergli paura. Lo trovai saldo nella volontà di servire, diceva egli, due così compiti

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