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Capo XXXVIII.

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Stracciai più minutamente, ma senza residuo di collera, i quattro pezzi di lettera, andai alla finestra, stesi la mano, e mi fermai a guardare la sorte dei diversi bocconcini di carta in balìa del vento. Alcuni si posarono sui piombi della chiesa, altri girarono lungamente per aria, e discesero a terra. Vidi che andavano tanto dispersi, da non esservi pericolo che alcuno li raccogliesse e ne capisse il mistero.

Scrissi poscia a Giuliano, e presi tutta la cura per non essere e per non apparire indispettito.

Scherzai sul suo timore ch’io portassi la sottigliezza di coscienza ad un grado non accordabile colla filosofia, e dissi che sospendesse almeno intorno a ciò i suoi giudizi. Lodai la professione ch’ei faceva di sincerità, l’assicurai che m’avrebbe trovato eguale a sè in questo riguardo, e soggiunsi che per dargliene prova io m’accingeva a difendere il Cristianesimo; «ben persuaso, diceva io, che come sarò sempre pronto ad udire

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