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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le mie prigioni.djvu{{padleft:14|3|0]]― Fermatevi, caro voi, gli dissi; oggi non ho pranzato; fatemi portare qualche cosa.

― Subito, la locanda è qui vicina; e sentirà, signore, che buon vino!

― Vino, non ne bevo.

A questa risposta, il signor Angiolino mi guardò spaventato, e sperando ch’io scherzassi: I custodi di carceri che tengono bettola, inorridiscono d’un prigioniero astemio.

― Non ne bevo, davvero.

― M’incresce per lei; patirà al doppio la solitudine....

E vedendo ch’io non mutava proposito, uscì; ed in meno di mezz’ora ebbi il pranzo. Mangiai pochi bocconi, tracannai un bicchier d’acqua, e fui lasciato solo.

La stanza era a pian terreno, e metteva sul cortile. Carceri di qua, carceri di là, carceri di sopra, carceri dirimpetto. M’appoggiai alla finestra, e stetti qualche tempo ad ascoltare l’andare e venire de’ carcerieri, ed il frenetico canto di parecchi de’ rinchiusi.

Pensava: ― Un secolo fa, questo era un monastero: avrebbero mai le sante e penitenti vergini che lo abitavano, immaginato che le loro

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