< Pagina:Le mie prigioni.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

( 158 )

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le mie prigioni.djvu{{padleft:170|3|0]]

Capo XLVII.

_______


Cessarono le nausee che pativa da lungo tempo il mio stomaco, cessarono i dolori di capo, e mi venne un appetito straordinario. Io digeriva eccellentemente, e cresceva in forze. Mirabile Provvidenza! ella m’avea tolto le forze per umiliarmi; ella me le rendea perchè appressavasi l’epoca delle sentenze, e volea ch’io non soccombessi al loro annunzio.

Addì 24 novembre, uno de’ nostri compagni, il dottor Foresti, fu tolto dalle carceri de’ Piombi e trasportato non sapevam dove. Il custode, sue moglie ed i secondini erano atterriti; niuno di loro volea darmi luce su questo mistero.

— E che cosa vuol ella sapere, diceami Tremerello, se nulla v’è di buono a sapere? Le ho detto già troppo, le ho detto già troppo.

— Su via, che serve il tacere? gridai raccapricciando, non v’ho io capito? Egli è dunque condannato a morte?

— Chi?... egli?... il dottor Foresti?... —

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.