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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le mie prigioni.djvu{{padleft:174|3|0]]grande indebolimento d’intelletto, che non lascia più luogo a rialzar l’anima da pensieri bassi?
La giustezza di tal ragionamento mi penetrò sì forte nello spirito, che l’orror della morte, e di quella specie di morte, si dileguava interamente da me. Meditai molto sui sacramenti che doveano invigorirmi al solenne passo, e mi parea d’essere in grado di riceverli con tali disposizioni da provarne l’efficacia. Quell’altezza d’animo ch’io credea d’avere, quella pace, quell’indulgente affezione verso coloro che m’odiavano, quella gioia di poter sacrificare la mia vita alla volontà di Dio, le avrei io serbate s’io fossi stato condotto al supplizio? Ahi! che l’uomo è pieno di contraddizioni, e quando sembra essere più gagliardo e più santo, può cadere fra un istante in debolezza ed in colpa! Se allora io sarei morto degnamente, Dio solo il sa. Non mi stimo abbastanza, da affermarlo.
Intanto la verisimile vicinanza della morte, fermava su questa idea siffattamente la mia immaginazione, che il morire pareami non solo possibile, ma significato da infallibile presentimento. Niuna speranza d’evitare questo destino penetrava più nel mio cuore, e ad ogni suono