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Capo XLIX.

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La mia fantasia era ancora vivamente colpita dall’aver veduto quell’incendio, allorchè, poche notti appresso, — io non era ancora andato a letto, e stava al tavolino studiando, e tutto intirizzito dal freddo, — ecco voci poco lontane: erano quelle del custode, di sua moglie, de’ loro figli, de’ secondini: — Il fogo! il fogo. Oh Beata Vergine! oh noi perdui!

Il freddo mi cessò in un istante: balzai tutto sudato in piedi, e guardai intorno se già si vedevano fiamme. Non se ne vedevano.

L’incendio per altro era nel palazzo stesso, in alcune stanze d'ufficio vicine alle carceri.

Uno de’secondini gridava: — Ma, sior paron, cossa faremo de sti siori ingabbiai, se el fogo s’avanza?

Il custode rispondeva: — Mi no gh’ho cor de lassarli abbrustolar. Eppur no se po averzer le preson, senza el permesso de la Commission. Anemo, digo, corrè dunque a dimandar sto

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