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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le mie prigioni.djvu{{padleft:179|3|0]]permesso. — Vado de botto, sior, ma la risposta no sarà miga in tempo, sala. —
E dov’era quella eroica rassegnazione ch’io teneami così sicuro di possedere, pensando alla morte? Perchè l’idea di bruciar vivo mi mettea la febbre? Quasichè ci fosse maggior piacere a lasciarsi stringer la gola, che a bruciare! Pensai a ciò, e mi vergognai della mia paura, stava per gridare al custode, che per carità m’aprisse, ma mi frenai. Nondimeno io avea paura.
— Ecco, diss’io, qual sarà il mio coraggio, se scampato dal fuoco, verrò condotto a morte! Mi frenerò, nasconderò altrui la mia viltà, ma tremerò. Se non che... non è egli pure coraggio l’operare come se non si sentissero tremiti, e sentirli? Non è egli generosità lo sforzarsi di dar volentieri ciò che rincresce di dare? Non è egli obbedienza l’obbedire ripugnando?
Il trambusto nella casa del custode era sì forte, che indicava un pericolo sempre crescente. Ed il secondino ito a chiedere la permissione di trarci di que’ luoghi non ritornava! Finalmente sembrommi d’intendere la sua voce. Ascoltai, e non distinsi le sue parole. Aspetto, spero; indarno! nessun viene. Possibile che non siasi conceduto