Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
( 207 ) |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le mie prigioni.djvu{{padleft:219|3|0]]tutti i tormenti del carcere, ma deh, ch’io ami! deh, liberami dal tormento d’odiare i miei simili!.
A mezzanotte udii molti passi nel corridoio. Le chiavi stridono, la porta s’apre. È il caporale con due guardie, per la visita.
— Dov’è il mio vecchio Schiller? diss’io con desiderio. Ei s’era fermato nel corridoio.
— Son qua, son qua, rispose. —
E venuto presso al tavolaccio, tornò a tastarmi il polso, chinandosi inquieto a guardarmi, come un padre sul letto del figliuolo infermo.
— Ed or che me ne ricordo, dimani è giovedì! borbottava egli; pur troppo giovedì!
— E che volete dire con ciò?
— Che il medico non suol venire, se non le mattina del lunedì, del mercoledì e del venerdì, e che dimani pur troppo non verrà.
— Non v’inquietate per ciò.
— Ch’io non m’inquieti, ch’io non m’inquieti! In tutta la città non si parla d’altro che dell’arrivo di lor signori: il medico non può ignorarlo. Perché diavolo non ha fatto lo sforzo straordinario di venire una volta di più?
— Chi sa che non venga dimani, sebben sia giovedì? —