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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le mie prigioni.djvu{{padleft:222|3|0]]micie: abbiate la gentilezza d’andare dal soprintendente a chiedere una di quelle.
— Signore, non è permesso di lasciarle nulla della sua biancheria. Ogni sabbato le si darà una camicia della casa, come agli altri condannati.
— Onesto vecchio, dissi, voi vedete in che stato sono; è poco verisimile ch’io esca vivo di qui: non potrò mai ricompensarvi di nulla.
— Vergogna, signore! sclamò, vergogna! Parlare di ricompensa a chi non può rendere servigi! a chi appena può imprestare furtivamente ad un infermo di che asciugarsi il corpo grondante di sudore! —
E gettatami sgarbatamente addosso la sua lunga camicia, se n’andò brontolando, e chiuse la porta con uno strepito da arrabbiato.
Circa due ore più tardi mi portò un tozzo di pan nero.
— Questa, disse, è la porzione per due giorni.
Poi si mise a camminare fremendo.
— Che avete? gli dissi. Siete in collera con me? Ho pure accettata la camicia che mi favoriste.
— Sono in collera col medico, il quale, benchè oggi sia giovedì, potrebbe pur degnarsi di venire!