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— Non ingannarti, diceami egli, sarà per poco tempo. Abbi la virtù d’apparecchiarti alla mia perdita; ispirami coraggio col tuo coraggio. —

In que’ giorni si volle dare il bianco alle pareti delle nostre carceri, e ci trasportarono frattanto ne’ sotterranei. Disgraziatamente in quell’intervallo non fummo posti in luoghi vicini. Schiller mi diceva che Oroboni stava bene, ma io dubitava che non volesse dirmi il vero, e temeva che la salute già sì debole di questo deteriorasse in que’ sotterranei.

Avessi almeno avuto la fortuna d’esser vicino in quell’occasione al mio caro Maroncelli! Udii per altro la voce di questo. Cantando ci salutammo, a dispetto de' garriti delle guardie.

Venne in quel tempo a vederci il protomedico di Brünn, mandato forse in conseguenza delle relazioni che il soprintendente faceva a Vienna, sull’estrema debolezza a cui tanta scarsità di cibo ci aveva tutti ridotti, ovvero perché allora regnava nelle carceri uno scorbuto molto epidemico.

Non sapendo io il perchè di questa visita, m’immaginai che fosse per nuova malattia d’Oroboni. Il timore di perderlo mi dava un’in-

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